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Fi.R.A. da finanziaria a punto di riferimento di un sistema economico

A tu per tu con il presidente della Fi.R.A. Giacomo D’Ignazio che ci ha parlato di imprese, startup, nuovi strumenti finanziari a disposizione delle aziende per crescere

A cura della redazione

Riconfermato a maggio 2021 Presidente di Fi.R.A., Giacomo D’Ignazio sta dando alla finanziaria abruzzese un nuovo corso basato su un approccio diverso al ruolo che questa Agenzia regionale deve avere nel panorama del credito e dell’economia abruzzesi.

Abbiamo fatto con lui un’intensa chiacchierata, parlando di imprese, startup, nuovi strumenti finanziari a disposizione delle aziende per crescere e naturalmente di futuro.

 

Presidente, dove si dirige il futuro di Fi.R.A.?

Mi piacerebbe dire che il nostro nuovo claim è “Vicini a chi ci crede”, perché puntiamo a divenire un solido punto di riferimento per il sistema imprenditoriale abruzzese, la nostra mission è essere al servizio di imprese e professionisti. Il nostro grande obiettivo è la crescita delle aziende abruzzesi, startup o strutturate, ed è su questo che fin dal mo insediamento lavorimo per mettere in essere tutti gli strumenti migliori e più funzionali al loro sviluppo. Solo per fare qualche esempio, il sostegno al turismo, le garanzie ai Confidi, il fondo Restart Fare Impresa destinata al Cratere del sisma 2009, e da poco presentato, tutto va nella direzione di rendere la finanziaria regionale un vero riferimento per tutto il sistema economico abruzzese. Per noi la vicinanza al territorio è tutto.

 

Il tema delle startup è un tema di Fi.R.A., lavorate su nuovi progetti?

Intendiamo creare un fondo di venture capital che dia la possibilità all’economia del nostro territorio regionale di crescere attraverso la nascita di nuove idee imprenditoriali. Investire in una startup darà la possibilità al fondo di sostenere nuovi progetti imprenditoriali ed alla startup stessa di avere le risorse necessarie per sviluppare la propria idea senza dover ricorrere esclusivamente a forme di indebitamento. Prevederemo per le startup partecipate dal fondo un percorso di incubazione, fornendo loro attività di mentoring che possano colmare in un primo periodo la mancanza di esperienza.

Il fondo potrebbe essere cofinanziato da fondi pubblici e fondi privati, ad esempio facendo coinvestire grandi aziende locali o nazionali, istituti di credito, fondazioni o enti territoriali.

 

Un cambio di approccio rispetto all’esperienza passata di StartUp-StartHope, da cui sicuramente avete imparato molto.

La storia degli ultimi anni ci insegna che investire in startup è rischioso in quanto il loro business non è ancora consolidato, per questo sono soggette ad un alto tasso di mortalità. Ma sulla base delle esperienze fatte in regione, proprio con il programma StartUp-StartHope, che lei citava, e che ci ha aperto la strada verso questo modello d’impresa, ne abbiamo potuto conoscere vantaggi e criticità.

Se si selezionano bene i progetti e soprattutto la capacità di execution degli imprenditori si possono vedere nascere realtà imprenditoriali interessanti. Per questo che stiamo lavorando su un’idea diversa per vederle nascere, ma soprattutto crescere e prosperare, anche con il sostegno di chi è più grande. Opereremo infatti per favorire l’integrazione tra le capacità innovative e creative di chi decide di creare una startup e quelle proprie delle imprese più strutturate.

 

Nello specifico?

Partendo dalla condivisione di competenze e risorse si può arrivare fino al loro ‘utilizzo’ al posto del classico settore di Ricerca&Sviluppo, che molte volte una PMI non può aprire internamente soprattutto per una questione di risorse e costi. Naturalmente della creazione di questi legami forti beneficerà tutto il territorio in cui queste aziende vivono. Un altro punto di caduta potrebbe poi essere il totale riacquisto della startup da parte di grandi imprese, che attraverso di esse intendono migliorare ed innovare i propri processi o prodotti.

 

Lei ha nei suoi interventi pubblici più volte citato anche il tema del private equity, su cui state ragionando.

Si, abbiamo deciso di ragionare anche sul private equity, una forma di investimento alternativa, nuova per FIRA, attraverso la quale si investe in capitale non quotato. Parliamo di un’operazione finanziaria – generalmente di medio-lungo termine – realizzata da soggetti specializzati e istituzionali e che ha come scopo principale apportare capitale in una società, che naturalmente mostri già una certa attitudine di crescita. Il capitale di cui parlo non è solo quello di rischio, ma può riguardare anche una serie di attività connesse e strumentali alla realizzazione dell’idea imprenditoriale di base. Per questo è fondamentale l’apporto professionale che l’investitore dà all’attività della società, in quanto partecipa alle decisioni strategiche, mettendo a disposizione le proprie conoscenze ed esperienze professionali. Si tratta di un’operazione lucrativa, finalizzata da un lato ad aumentare il valore dell’impresa, dall’altro a garantire all’investitore un ingente guadagno nel momento in cui esce dal capitale.

 

Come mai avete scelto questa strada?

Il private equity è preferito dalle imprese perché permette loro di accedere alla liquidità in modi diversi e alternativi ai classici meccanismi finanziari. E poi alcune forme di private equity come i venture capital permettono anche di “finanziare idee” ed imprese nella loro fase iniziale (torniamo alle startup). Nello specifico, questi investimenti appaiono vantaggiosi per gli imprenditori in quanto agevolano la crescita delle piccole e medie imprese, contribuiscono al rafforzamento della struttura manageriale e favoriscono l’accesso ai mercati finanziari.

 

Infine la fusione di Fi.R.A. S.p.A. con Abruzzo Sviluppo S.p.A., come procede?

Direi speditamente, in Abruzzo siamo riusciti a fare in soli 5 mesi un percorso che in altre Regioni sarebbe stato impossibile, o forse lo sarebbe stato anche nell’Abruzzo del passato. Il progetto è ormai più che avviato e prevede una fusione per incorporazione di Abruzzo Sviluppo in Fi.R.A., si tratta di due società in cui il socio - ossia la Regione Abruzzo - è unico e coincide. L’operazione si è resa ancor più necessaria poiché sta avvenendo in un contesto economico gravemente compromesso dalla lunga pandemia Covid-19 che ha travolto tutti e il compito a cui sarà chiamato il nuovo soggetto Fi.R.A. è quello di svolgere un ruolo strategico per sostenere la sopravvivenza e il rilancio del sistema economico abruzzese. Un’agenzia dunque unica e ancora più forte.

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