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Il MAXXI all’Aquila inizia a diventare realtà

Il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo dell’Aquila sarà pronto per il 2019, ad ospitarlo sarà Palazzo Ardinghelli, restaurato grazie all’adozione della Federazione Russa. L’offerta culturale partirà dall’opera di dieci artisti italiani e russi che presteranno la loro opera gratuitamente come impegno civile

Laura Tinari

A gennaio scorso, appena stanziati i fondi dal Parlamento si è entrati nella vera fase operativa, quella in cui «abbiamo cominciato a correre, da qui al 2024 ci sono 2 milioni di euro l'anno per far vivere il MAXXI all'Aquila. I lavori si stanno completando, gli aspetti amministrativi sono stati chiusi la scorsa settimana, a questo punto la scadenza del 2019 è obbligatoria e non possiamo discuterla: è il decennale del sisma del 2009 e il Museo MAXXI dovrà essere pronto e splendente per quella data». Per Pietro Barrera, segretario generale Fondazione MAXXI, Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, è un impegno morale a cui non è possibile rinunciare. Il Museo intende entrare in punta di piedi in una città che, per citare le sue parole, «ha tanto da dare e non solo da ricevere», così che il lavoro sembra sia partito bene all’insegna delle collaborazioni con le tantissime realtà culturali locali. «La ricchezza dell'Aquila - continua Barrera - sta anche nelle sue realtà culturali, le due università, l'Accademia di Belle arti, l'Istituzione Sinfonica, il Teatro Stabile d'Abruzzo e molte altre più piccole. Occorre metterle tutte in relazione». 

Ma perché portare all’Aquila proprio il MAXXI e non un altro Museo? «Il MAXXI non è un museo tradizionale, non è soltanto un museo di cose, ma è un luogo dove si produce cultura e lavoro, per questo l’ex ministro Dario Franceschini lo ha scelto per L’Aquila». Un posto, dunque, dove ci si incontra e dove il lavoro non è secondario, per questo il MAXXI è anche il luogo scelto da centinaia di ragazzi per l’alternanza scuola-lavoro, studenti che lì vanno per sperimentare la cultura e capire se quello può essere il loro futuro professionale. 

Il segretario Barrera ci ha dato anche qualche anticipazione su quella che sarà l’offerta culturale del MAXXI aquilano: «Si sta lavorando con cinque grandi artisti italiani perché realizzino opere specifiche per andare a Palazzo Ardinghelli. Presteranno la loro opera gratuitamente come impegno civile. Gli aquilani e gli italiani in generale hanno l’opportunità di godere di ciò che hanno ereditato, ma oltre a custodire e valorizzare ciò che si ha, bisogna anche produrre qualcosa da lasciare. In più abbiamo ritenuto doveroso chiedere a cinque artisti russi di affiancarsi agli italiani, realizzando anche loro delle opere». 

Ma Palazzo Ardinghelli sarà anche il luogo del racconto della ricostruzione dei luoghi colpiti dal terremoto: Paolo Pellegrin, reporter di guerra e uno dei più famosi fotografi italiani, si misurerà con la rigenerazione di questo territorio. «La nostra idea di Museo è questa - ha concluso Barrera -: c’è una realtà e un tema, come li interpretiamo? A Roma abbiamo messo insieme artisti e scienziati: aerospazio e INFN, due realtà che sono anche molto aquilane, e Maxxi. Ci siamo chiesti come riportare anche all’Aquila questa esperienza per ragionare su come la realtà stia cambiando. L'Aquila è una città bellissima, a cui non serve un museo con soltanto dei bei quadri, ma uno spazio in cui si produca cultura, innovazione e contaminazione».

Ma la vera scommessa, che non appartiene soltanto al MAXXI, è trascinare gli italiani a vivere la cultura. Portare un museo come questo in un centro storico come quello aquilano è la strada giusta e in questa città lo è ancora di più per ricreare quella affezione nei confronti di luoghi che sono sempre stati familiari e quotidiani ma che in questi 9 anni si è un po’ persa.

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