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Giulia Cataldi Madonna prende le redini della nota cantina di Ofena

Sostituendo il padre Luigi nel 2019, è diventata una fra le più giovani imprenditrici vitivinicole in Italia. Con lei oggi Cataldi Madonna ritrova slancio: nuovo team, nuova immagine e nuovo carattere per i vini simbolo dell’azienda

A cura della redazione

Con me si chiude il centenario dell’azienda. Mia figlia inizia il secondo secolo che spero abbia più successi del primo, perché porterà le energie di una giovane di 27 anni”. Così scriveva Luigi Cataldi Madonna quando, a dicembre 2019, ha passato le redini dell’attività di famiglia alla figlia. Giulia, classe ’92, non è solo l’erede di una delle aziende d’eccellenza abruzzesi e italiane, produttrice di vini premiati, originali e conosciuti nel mondo, ma anche una fra le più giovani donne in Italia al comando di un’azienda vitivinicola: rappresenta la quarta generazione della famiglia di produttori vitivinicoli e in questi primi due anni ha portato avanti la filosofia del padre Luigi, apportando novità, con la freschezza e l’ambizione di una giovane imprenditrice in grado di contribuire anche al tocco “rosa” alla storica realtà di famiglia.

Quella della famiglia Cataldi Madonna non è solo la storia di una passione ma soprattutto quella di una filosofia che trova nel vino origine e azione: vini concettuali, vini rosa, vini transessuali, vini in purezza e vini della tradizione contadina ma continuamente innovati e rinnovati. Così come il volto dell’azienda, che oggi ha l’ironia contagiosa di Giulia, ereditata dal padre, e il piglio fresco di un’imprenditrice moderna. Con un pizzico di femminilità in più.

Contrariamente ai suoi antenati, professionisti dell’architettura e della filosofia, con un’esperienza maturata sul campo e frutto della passione per il vino, quello di Giulia è un percorso che si evolve attraverso lo studio della materia, delle tecniche, delle innovazioni. Cresciuta tra filari e botti, nel Forno d’Abruzzo, ai piedi del ghiacciaio del Calderone nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, Giulia si iscrive alla Facoltà di Agraria dell’Università La Cattolica di Piacenza con indirizzo viticoltura ed enologia, ma sempre seguendo l’azienda durante le fiere e gli eventi: “La regola di famiglia è sempre stata: ovunque tu sia, devi sempre tornare per fare la vendemmia” racconta Giulia.
Nel 2017 si laurea ed entra ufficialmente in Cataldi Madonna. Appena due anni dopo il suo ingresso in azienda al fianco del padre, ne eredita la guida.

Un inizio non facile però il suo che, appena prese in mano le redini, ha dovuto scontrarsi con la pandemia. Con grande intelligenza e visione imprenditoriale ha però sfruttato il periodo di rallentamento per fare un restyling dell’azienda e studiare progetti originali: un nuovo dinamismo ha così avvolto la storica etichetta abruzzese, una rivoluzione che affonda le sue radici nella filosofia aziendale per rivederne i prodotti simbolo: a partire dall’ingresso della linea Malandrino fino al packaging, capsule, bottiglie, logo, etichette hanno preso una nuova forma.

Ho capito che l’azienda aveva bisogno di una nuova visione, più fresca, e di figure specializzate.” La rivoluzione di Giulia Cataldi Madonna investe così anche il team di lavoro, con l’ingresso di collaboratori esperti tutti tra i 30 e i 35 anni, che rendono la realtà abruzzese una delle più giovani del settore. “Non esiste una vera e propria scuola per cantinieri o produttori di vini ed è per questo che li abbiamo formati sul campo ma provenendo tutti da un background di conoscenza della materia è stato semplice ed efficace, al punto che oggi i risultati sono già visibili”.

Il suo nuovo ruolo è determinante nel dare a Cataldi Madonna una nuova impronta e quello slancio richiesto da un mercato in continua evoluzione: il suo bagaglio di conoscenza le permetterà di perfezionare tanti dei vini simbolo della cantina che usciranno in altre versioni (botte larga, cemento, etc).

Come il Cataldino, nato da una sua intuizione e frutto degli studi per la sua tesi, un Montepulciano dai toni cipria vinificato interamente in bianco con fermentazione spontanea a 18/20 gradi, tra i vini di punta e simbolo della filosofia “rosa” dell’azienda. “L’idea era cambiare la tendenza che vedeva gli italiani poco appassionati al rosa. Una sfida grande con una risposta semplice: a noi manca la fede nel rosato e il Cataldino vuole essere un piccolo contributo alla sua crescita.” Il progetto era produrre un rosato integrale, vinificato in totale assenza di bucce, nella convinzione che la concentrazione esclusiva sul “cerasuolo” penalizzasse le potenzialità delle uve Montepulciano. Il suo obiettivo attuale era ambizioso: mostrare che le terre del Gran Sasso sono tra le più vocate al mondo per la produzione di vini rosa concepiti come il Cataldino. Per raggiungerlo ha lavorato molto sulla complessità e la persistenza, usando le migliori uve dell’azienda e aspettando la loro piena maturazione fenolica con piccoli ritocchi procedurali rispetto alla prima interpretazione (torbidità, temperatura di fermentazione, affinamento di sei mesi in bottiglia).

 

Il risultato è sicuramente un vino che presenta affinità di stile con alcuni provenzali, ma la Provenza viticola è zona per scampagnate: le mancano il Gran Sasso, il suo ghiacciaio e soprattutto il Montepulciano. “L’errore è pensare che il rosa sia un vino da donna o un vino da bere solamente d’estate, sotto al capanno. Noi, per combattere questo stereotipo, quasi per provocazione, commercializziamo il Cataldino in autunno”.

 

Oggi Cataldi Madonna è sempre più rosa, un rosa cipria ma dal carattere forte e determinato, come quello di Giulia, erede di una cantina storica, che produce vini dalla tradizione antica rivisitata in chiave moderna, che parlano di un territorio e ne sono espressione fiera, vini all’avanguardia che hanno precorso i tempi e segnato nuove strade, vini provocatori che prendono le distanze dalla eccessiva nobilitazione del prodotto per tornare ad esaltarne la funzione sociale. Vini per tutti.

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