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FIGC, Gabriele Gravina fa il bis

Il dirigente sportivo, pugliese di nascita ma abruzzese d’adozione, è stato confermato per un secondo mandato, durevole fino al 2024

a cura di Davide De Vincentiis

Gabriele Gravina, presidente della FIGC dal 2018, è stato rieletto per un secondo mandato dall’Assemblea elettiva riunitasi presso il “Rome Cavalieri Waldorf Astoria”, ottenendo il 73.45% delle preferenze, battendo nettamente lo sfidante Cosimo Sibilia, fermo al 26.55% dei suffragi.

Nato nel 1953 a Castellaneta (TA), si forma presso i Dehodiani e si laurea in Giurisprudenza a Napoli. Nel 1979 si trasferisce in Abruzzo, fondando il Gruppo Gravina, attivo nel settore edile, e che oggi conta di sei sedi: Castel di Sangro, Pescara, L’Aquila, Roma, Tolentino e Milano. Cinque anni dopo Gravina diviene patron del Castel di Sangro, che sotto la sua proprietà disputa due storici campionati di Serie B negli anni ’90. Dopo aver ricoperto incarichi nei CdA di vari istituti bancari, è stato docente di Economia aziendale all’Università di Teramo, membro del consiglio federale e capo della delegazione olimpica ad Atene 2004 e Pechino 2008. Nel 2015 è diventato presidente della Lega Italiana Calcio Professionisti, per poi, tre anni dopo, presidente della FIGC, incarico in cui è stato confermato lo scorso lunedì.

Gravina ora potrà concentrarsi a giocare “La partita per il futuro”, titolo della nuova piattaforma presentata con la candidatura sottoscritta da Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Pro, AIC e AIAC, le quali hanno votato per lo stesso imprenditore e dirigente pugliese, a differenza dell’AIA, rimasta neutrale, e della Lega Nazionale Dilettanti, la quale ha preferito lo sfidante Sibilia.

Queste le reazioni di Gravina: “Noi siamo il calcio, siamo quelli che sanno di rappresentare la passione di milioni di italiani e ora è il tempo di allacciare gli scarpini, iniziando subito a giocare. Non potevamo fermarci, non dovevamo fermarci, non ci fermeremo. Questo è il mio e unico pensiero. Potevamo essere un segnale positivo per gli italiani, abbiamo rappresentato un primo segnale di ripartenza dura e dolorosa e non ci siamo tirati indietro, facendo gli opportuni sacrifici”. Citando il filosofo Seneca (I secolo) ha poi aggiunto: “Non è perché le cose sono difficili che non possiamo farle, è perché non osiamo farle che diventano difficili”. Secondo Gravina, il filosofo “aveva ragione allora e ha ragione ancora oggi; forse abbiamo bisogno di tutta la sua saggezza, del suo pragmatismo per affrontare il secondo tempo della nostra partita per il futuro”.

La prima sfida sarà quella di EURO 2020 itinerante, posticipati causa COVID a quest’estate, in cui quattro partite si svolgeranno all’Olimpico di Roma. “Ho sempre sostenuto che si possa fare, -conclude Gravina- sono contento che oggi anche il vice segretario della UEFA Giorgio Marchetti abbia voluto ribadire questo nostro desiderio, a determinazione nel difendere l’Europeo e il suo formato con il quale si è presentato a tutte le federazioni europee. Siamo convinti che ci siano tutti i presupposti per far sì che il 5-6 aprile con la UEFA ci possa essere la decisione definitiva, non se si possa svolgere così come concepito, ma che ci possano essere i principali fruitori, che sono i tifosi: ciò ovviamente se l’evoluzione delle vaccinazioni ci consentiranno di stare più tranquilli”.

 

 

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