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COVID-19 e patologie pregresse: NEUROMED porta avanti un’importante ricerca

L’epidemiologo abruzzese Augusto Di Castelnuovo ci racconta la nascita del progetto CORIST, una ricerca contro il COVID-19 che coinvolge 28 ospedali italiani

di Marco Abbonizio

Approfondire gli aspetti legati alla pandemia Coronavirus per acquisire conoscenze più ampie ed approfondite per la gestione dei pazienti COVID-19: l’obiettivo del progetto CORIST coordinato dall’Istituto NEUROMED di Pozzilli (IS) è proprio questo. Un progetto che, incentrato sulle correlazioni tra infezione da coronavirus, patologie già presenti nelle persone colpite e trattamenti farmacologici anti-virus, ha visto il coinvolgimento di 28 ospedali tra nord, centro e sud Italia.

Uno studio di tipo osservazionale basato sulla raccolta di dati clinici su pazienti ricoverati per COVID-19, che ha portato all’acquisizione al momento di circa 3.000 casi. L’analisi di questi dati permetterà di comprendere meglio quali siano i fattori che possono determinare un decorso più o meno grave della malattia.

A raccontare l’evolversi della ricerca ai nostri microfoni è il lancianese Augusto Di Castelnuovo, epidemiologo presso Mediterranea Cardiocentro, Napoli e NEUROMED, Pozzilli, tra i protagonisti dell’ambizioso progetto. 

«Il progetto - spiega Di Castelnuovo - è nato nei primi giorni di marzo, all’inizio della diffusione dell’epidemia in Italia. I primi dati che cominciavano allora ad apparire nella letteratura scientifica internazionale avevano indicato un possibile ruolo di alcuni farmaci anti-ipertensivi nell’interferire con il progresso e la severità del COVID-19. Ma queste indicazioni si basavano, e in larga parte si basano tuttora, solo su evidenze sperimentali di laboratorio, non su dati clinici raccolti su pazienti. L’idea è stata quindi quella di raccogliere proprio questo tipo d’informazioni, non solo sui farmaci anti-ipertensivi, ma più in generale su tutte le caratteristiche relative alla gestione del paziente ospedalizzato per COVID-19».     

Una ricerca complessa che ha visto la partecipazione di numerose eccellenze italiane, creando un vero e proprio network finalizzato ad un progetto dalla portata decisamente importante.

«Si, il progetto in effetti si presentava arduo - prosegue l'epidemiologo abruzzese - anche per le difficoltà che i diversi ospedali purtroppo cominciavano ad avere sempre di più, per l’incalzare della pandemia; ma insieme alla Prof.ssa Licia Iacoviello, dell’IRCCS Neuromed, Pozzilli e docente di Igiene presso l’Università dell’Insubria di Varese, al Prof. Raffaele De Caterina, dell’Università di Pisa (e qualche anno fa in carica presso il Policlinico Universitario di Chieti) e a Katleen de Gaetano Donati, virologa presso il Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, siamo riusciti a creare una rete di 28 ospedali che ci ha permesso di raccogliere dati su circa 3000 pazienti. Gli ospedali sono distribuiti in tutta Italia; molti sono localizzati nelle regioni del Nord, colpite duramente dalla pandemia. Ad aderire al progetto, tuttavia, sono stati anche ospedali del centro (tra questi il Policlinico di Chieti e l’ospedale di Pescara) e del sud. Il database ora a disposizione permetterà di capire al meglio le caratteristiche della gestione in ospedale del paziente COVID-19, aiutando, speriamo, a migliorarne la cura».

La ricerca è ancora in corso, e la presentazione del progetto è stata intanto al centro di un editoriale sulla prestigiosa rivista internazionale “Hypertension” (clicca qui per la pubblicazione). Questo dà l’idea della portata internazionale e dell’importanza del progetto CORIST, di cui possiamo, in qualità di abruzzesi e di italiani, decisamente andare orgogliosi.

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