In questi giorni di emergenza sanitaria per la pandemia del coronavirus Covid-19 sono tornati in auge molti studi scientifici che mettono in evidenza il ruolo della vitamina D nel potenziare le difese immunitarie e combattere le infiammazioni provocate dalle infezioni virali in generale. In particolare in recentissime osservazioni effettuate in pazienti gravi affetti da Covid-19 si è notata la presenza di alti livelli plasmatici di Interleuchina 6 (IL6), una molecola implicata nella cascata di reazioni che il nostro sistema immunitario mette in atto per rispondere ad una infiammazione, e bassi livelli di vitamina D.
A dire il vero negli ultimi decenni i livelli plasmatici di vitamina D risultano bassi in tutta la popolazione italiana specialmente nelle donne e contestualmente è aumentata tutta una serie di malattie autoimmuni e/o reumatiche che spesso hanno alla base un fenomeno infiammatorio.
La D è una vitamina liposolubile costituita in realtà da 5 diverse vitamine (D1, D2, D3, D4 e D5) di cui le più importanti per l'essere umano sono la D2 (ergocalciferolo) di origine vegetale e soprattutto la D3 (colecalciferolo) derivante dal colesterolo nella sua forma attiva di 25-idrossi-colecalciferolo (25(OH)D). Per la sintesi e l'attivazione della vitamina D oltre al consumo di alimenti che la contengono è importante l'esposizione alla luce solare, la vitamina D attivata agisce su diversi fattori ed in particolare sul corretto funzionamento del microbiota intestinale che regola le risposte infiammatorie dell'organismo; la carenza ma anche l'eccesso di vitamina D alternano il microbiota e la risposta infiammatoria ad una serie di situazioni tra cui le infezioni virali e tra queste la polmonite che è una delle principali cause di morte da Covid-19. E' quindi fondamentale per l'organismo avere a disposizione la giusta quota di vitamina D e il microbiota perfettamente funzionante e questo si ottiene consumando regolarmente alimenti ricchi di fibre, minerali e vitamine (in particolare la vitamina C) e fitonutrienti, abbassando il consumo di alimenti molto raffinati o ricchi di grassi saturi e prediligendo alimenti ricchi di vitamina D come pesce azzurro, tonno e salmone, latte, formaggi, uova e carne (in particolare fegato) ma senza esagerare nelle porzioni, funghi e cioccolato fondente.
In caso di carenze importanti accertate con esami specifici, un “vecchio” rimedio sempre valido è l'olio di fegato di merluzzo oppure in alternativa un integratore a base di vitamina D3. Anche se in questi giorni dobbiamo restare in casa possiamo sempre prendere un pò di sole primaverile su un balcone o una terrazza e anche questo aiuterà il nostro organismo a produrre più vitamina D e a difenderci meglio dalle infezioni.
Foto tratta da Money.it
I miei riferimenti: Dr. Pietro Campanaro
Medico-Chirurgo Nutrizionista, Specialista in Scienze dell’Alimentazione, Fitoterapeuta
info: 333.6898724; Blog http://nutraceuticafitomedicina.wordpress.com/; gruppo su Facebook: Nutraceutica e Fitomedicina
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