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Fantini Group chiude il 2020 con il + 8%

Il bilancio di 365 giorni difficili in cui il gruppo nato ad Ortona ha saputo cogliere con successo opportunità alternative: «Ripartiamo dalle nuove posizioni acquisite» dicono Valentino e Giulia Sciotti

A cura della redazione

L'annus horribilis 2020 si chiude con un bilancio - almeno quello - che consola. Certo: le aspettative erano persino migliori, prima che il Covid-19 s'abbattesse sul pianeta. A conti fatti in Fantini Group non possono davvero lamentarsi, una società (già Farnese Vini) che dagli inizi nel 1994, partendo da Ortona in Abruzzo, è poco a poco diventato leader tra le aziende esportatrici del Centro- Sud Italia con quasi 25 milioni di bottiglie, grazie a un’attenta politica votata alla più alta ricerca qualitativa e di marketing.

Mai un segno meno nella sua storia: e nemmeno il 2020 ha fatto eccezione: qualche mese fa il fondatore e amministratore delegato Valentino Sciotti confidava comunque in una crescita di fatturato, tra il 4 e il 6%.
È andata persino meglio: «Sfioriamo il +8% - spiega ora davvero soddisfatto, accanto alla figlia Giulia, marketing manager del gruppo - Anche il margine operativo lordo è ok, così come il prezzo medio».
Come sono possibili questi dati entusiasmanti dopo tutto quello che è successo? Il Gruppo Fantini era forte soprattutto nell'Horeca, un settore che è praticamente collassato... «È vero. Ma siamo stati davvero bravi (e veloci) nel reinventarci». In sostanza: con grande tempismo e forte della credibilità acquisita in passato, il team di Sciotti ha convertito il proprio mercato; con la ristorazione ferma, ha rapidamente virato la propria attenzione sul cosiddetto off-trade (ossia grande distribuzione e retail), nonché sull'e-commerce, «abbiamo anche approfittato di un fattore che tenevamo da tempo d'occhio: noi siamo specialisti di una fascia dello scaffale assai poco presidiata, cioè il livello medio-alto. Per intenderci, se sul prezzo basic ci sono 200 competitors, nella nostra posizione se ne trovano sì e no 15. E noi spicchiamo tra di loro perché da sempre offriamo grande rapporto qualità/prezzo e packaging assai curati. Insomma, eravamo nelle condizioni per fare bene perfino in un momento simile».
Così in effetti è stato, come abbiamo visto. Se a fine 2019 l'off-trade rappresentava circa il 30% del fatturato (un dato già in forte crescita rispetto agli anni precedenti), nel 2020 ha superato ampiamente il 50%, attestandosi sul 55-60%, insomma «alla fine un anno difficilissimo si è rivelato ricco di opportunità, che abbiamo saputo cogliere, anche con un po' di fortuna», spiegano Valentino e Giulia Sciotti.
Un risultato davvero notevole, dal quale ripartire: «La partita del 2020 sarà giocata anche nel 2021». Ossia? «Non si torna indietro, abbiamo acquisito nuove fasce di mercato, continueremo su questo percorso. Il quadro prossimo venturo del settore non è ancora definito, risulta impossibile capire cosa accadrà perché ci sono troppe incognite. Bisogna rimanere reattivi rispetto ai possibili scenari che si paleseranno, molto è legato alla diffusione della vaccinazione e alla sua tempistica, le scelte saranno dipendenti da questa variabile». Dunque attenzione all'off-trade, «sul quale siamo molto fiduciosi», poi appena riprenderà quota anche l'Horeca «saremo ugualmente pronti; sarà un "extra", per così dire, che porterà ulteriori benefici al nostro fatturato, in proiezione futura». 
Solo note positive, quindi? Rimane un po' di rimpianto per un 2020 che avrebbe dovuto segnare il lancio di nuove etichette, «davvero grandi vini che non ci è stato possibile presentare ufficialmente in queste condizioni, lo faremo appena la situazione lo permetterà», il pensiero va ad esempio a Il Segno di Cinquesegni, un blend di Sangiovese, Primitivo, Aglianico, Nero d’Avola e Nerello Mascalese; a Solea Sostenibile di Cantina Cellaro, in due versioni; bianco, da Grillo biologico; e rosso, da Nero d’Avola con packaging 100% sostenibile e soprattutto al nuovo, attesissimo e prestigioso Edizione Bianco di Fantini. A queste novità messe in stand by s'aggiungono quelle che erano già programmate per il 2021... «Ci consoliamo per due motivi. Il primo: sono lanci che abbiamo solo dovuto spostare più avanti. Il secondo: possiamo pensare positivo. Lo scorso anno ci siamo limitati a presentare il Calalenta Rosé, un 100% Merlot abruzzese. Esito: tutto esaurito in poche settimane, a inizio maggio non avevamo più nemmeno una cassa invenduta». Un successo bissato dall'altra novità, quella più recente: Calalenta Pecorino, «siamo già al terzo imbottigliamento. Nei nostri programmi, pensavamo che il primo potesse bastare almeno fino ad aprile. Una cosa bellissima». 
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