Lo scorso 11 settembre, a Bisenti, è stata inaugurata una scultura del magistrato romano Ponzio Pilato, citato nel Nuovo Testamento in virtù del ruolo di giudice avuto nel processo che portò alla morte di Gesù.
Si tratta di un’opera realizzata in argilla, in buona parte prelevata dal contiguo fiume Fino, dall’artista napoletano Francesco Cretella, autore già di numerose altre opere servendosi dei materiali offerti dalla natura. La scultura rientra nel progetto Ratike sulla rigenerazione urbana promossa dall’amministrazione comunale locale al quale hanno partecipato diversi artisti locali e internazionali che hanno creato un percorso turistico basato sull’arte in strada.
Pilato, che di diritto è uno degli abruzzesi più famosi di tutti i tempi, nacque a Bisenti verso la fine del I secolo a.C. dalla famiglia sannita dei Pontii, espertissima nell’uso delle armi. Un suo antenato fu Ponzio Aquila, il quale partecipò alla congiura delle Idi di Marzo del 44 a.C. che uccisero Gaio Giulio Cesare. Dopo la guerra civile, i cesaricidi furono esiliati e i Pontii furono confinati presso la colonia romana di Berethra(antico nome di Bisenti che deriva dal greco baratron, che significa valle stretta e profonda) ove, verso gli ultimi anni del I secolo a.C. nacque Pilato, “un personaggio di fama mondiale che può darci una visibilità enorme - afferma Luigi Carlo Piccari, assessore con delega alla Cultura del Comune di Bisenti - anche a livello di turismo, settore in cui possiamo crescere moltissimo. La figura di Pilato è indubbiamente controversa, in quanto legata alla condanna a morte di Cristo, vicenda che ha portato, nel corso dei secoli, a numerose critiche circa una presunta cattiveria del personaggio: in realtà, in primis, Pilato è sempre stato molto turbato per quanto riguarda la condanna di Gesù, tant’è che lo fece fustigare e torturare per persuadere il popolo a votare per crocifiggere Barabba e risparmiare la vita a Cristo, il quale, dal canto proprio, tranquillizzò Pilato dicendogli che i suoi tormenti non avevano ragione d’esistere in quanto la sua Crocifissione era un evento predestinato e dunque il processo faceva sì che si compisse tale profezia. Inoltre, siamo proprio sicuri che in un mondo come quello di oggi ci saremmo comportati diversamente da Ponzio Pilato, schierandoci contro il popolo e protetto un uomo impossibilitato a difendersi dal giudizio della gente? La scelta di realizzare una scultura dedicata a Ponzio Pilato all’ingresso del paese potrebbe anche aumentare la critica su noi amministratori, che però crediamo fortemente e fermamente nella politica del coraggio”.
Piccari si è poi espresso anche sulla scultura in sè, definendola “simbolo di stretto legame con il nostro territorio in quanto realizzata per buona parte con argilla proveniente dal fiume Fino, secondo una precisa volontà dell’artista, che ringrazio e con cui spero di poter presto tornare a collaborare” in un più ampio progetto di rigenerazione urbana chiamato Ratike, che nel dialetto della Val Fino significa, emblematicamente, radici.
Questo progetto - continua l’assessore - è nato nel 2022 ed è basato sul muralismo e sull’arte in strada. Vi partecipano artisti sia locali sia internazionali e attraverso esso, miriamo a trasformare pareti e scorci del centro storico in opere d’arte, inserite in un percorso turistico da godere a piedi nel nostro borgo. Il tema del progetto è dipingere nuovi personaggi con caratteristiche legate alla natura, all’enogastronomia, alle tradizioni, alla cultura e alla storia del nostro territorio. Personaggi che ripopolano il borgo in senso figurativo e che ci aiutano a migliorare il numero di presenze turistiche del borgo. Ogni anno, infatti, vengono scelti artisti che danno il loro contributo al progetto, aumentandone il numero di opere. Parlando di numeri, su quanto Ratike abbia fatto crescere il numero di visite a Bisenti basta consultare il numero di visualizzazioni sulla nostra mappa con QR Code: da ottobre 2023 a settembre 2024 abbiamo raggiunto le 11.000 visualizzazioni, numeri considerevoli e mai raggiunti prima di allora. Basterebbe, però, chiedere anche a chi vive vicino alle opere: tutti infatti vedono facce nuove che ricercano i nostri metaforici cittadini”.
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