Roma si allontana dall'Abruzzo

Sono ormai trascorsi diversi giorni da quando è stata lanciata una nuova emergenza per la nostra regione: la giunta di Roma Capitale della pentastellata Virginia Raggi, ha deciso di chiudere il Tibus, il punto di approdo di tutti quei pullman che ogni giorno partono dall’Abruzzo per raggiungere Roma, spostando la Stazione da Tiburtina ad Anagnina.

Dopo la beffa dei cavalcavia delle Autostrade insicure, ora un altro masso cade sul collegamento con Roma, andando a isolare sempre più un Abruzzo che già da solo è ben capace di ripiegarsi sempre più su se stesso. Questa sembrerebbe una congiura ai danni dei cittadini abruzzesi, che per lavoro o per piacere ogni giorno viaggiano alla volta di Roma: circa 8 milioni i passeggeri che transitano per Tiburtina ogni anno.

Un po’ di storia: la stazione Tibus è gestita dall’omonimo Consorzio con una convenzione che data 1999 e che prevedeva l’affidamento in concessione dell’area per un periodo non inferiore ai quattro anni e non superiore ai nove. Tra proroghe continue a canoni invariati, si è arrivati al marzo del 2016, quando a convenzione scaduta il Comune di Roma, dove nel frattempo si era insediata la giunta a guida Cinque Stelle, ha deciso di non rinnovarla, indicendo una gara al fine di riassegnare il servizio.

Subito le reazioni delle istituzioni locali e delle associazioni di categoria abruzzesi. Dapprima i pendolari, poi i partiti politici aquilani con il gruppo consiliare L’Aquila Futura e con il partito Fratelli d’Italia, a seguire la lettera inviata al primo cittadino di Roma da quello dell’Aquila Pierluigi Biondi per chiedere un passo indietro, fino alle proteste delle aree interne e della Marsica.

Intanto, è stata lanciata anche una petizione sulla piattaforma change.org da un gruppo di studenti, che al pari degli altri già citati chiedono all’amministrazione romana il ritiro della delibera sotto processo. Al coro si aggiunge anche Confcommercio Abruzzo, che in una nota a firma del presidente Roberto Donatelli e del direttore Celso Cioni, scrive “La decisione da parte della Giunta Capitolina “anche provvisoriamente e a titolo di sperimentazione, appare immotivata e irragionevole, assolutamente da evitare poiché tale da comportare gravi conseguenze sia per i lavoratori che quotidianamente fanno la spola tra i vari centri abruzzesi e la Capitale, sia per l’economia globale di Lazio e Abruzzo”.

Parola chiave “discriminazione”.

Nel frattempo lo stesso consorzio Tibus ha impugnato la delibera di sfratto, annunciando un ricorso al Tar e attraverso il presidente Giovanni Bianco ha sollevato il tema delle risorse pubbliche necessarie per trasferire la stazione ad Anagnina: 624mila euro di soldi pubblici da spendere. Di questo Bianco domanda il “perché” all’assessore alla Mobilità di Roma Capitale, Linda Meleo, affinchè risponda soprattutto a beneficio di lavoratori, studenti e passeggeri in generale che ogni giorno utilizzano le linee Abruzzo-Lazio e viceversa.