Il MAXXI all’Aquila inizia a diventare realtà

A gennaio scorso, appena stanziati i fondi dal Parlamento si è entrati nella vera fase operativa, quella in cui «abbiamo cominciato a correre, da qui al 2024 ci sono 2 milioni di euro l'anno per far vivere il MAXXI all'Aquila. I lavori si stanno completando, gli aspetti amministrativi sono stati chiusi la scorsa settimana, a questo punto la scadenza del 2019 è obbligatoria e non possiamo discuterla: è il decennale del sisma del 2009 e il Museo MAXXI dovrà essere pronto e splendente per quella data». Per Pietro Barrera, segretario generale Fondazione MAXXI, Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, è un impegno morale a cui non è possibile rinunciare. Il Museo intende entrare in punta di piedi in una città che, per citare le sue parole, «ha tanto da dare e non solo da ricevere», così che il lavoro sembra sia partito bene all’insegna delle collaborazioni con le tantissime realtà culturali locali. «La ricchezza dell'Aquila - continua Barrera - sta anche nelle sue realtà culturali, le due università, l'Accademia di Belle arti, l'Istituzione Sinfonica, il Teatro Stabile d'Abruzzo e molte altre più piccole. Occorre metterle tutte in relazione». 

Ma perché portare all’Aquila proprio il MAXXI e non un altro Museo? «Il MAXXI non è un museo tradizionale, non è soltanto un museo di cose, ma è un luogo dove si produce cultura e lavoro, per questo l’ex ministro Dario Franceschini lo ha scelto per L’Aquila». Un posto, dunque, dove ci si incontra e dove il lavoro non è secondario, per questo il MAXXI è anche il luogo scelto da centinaia di ragazzi per l’alternanza scuola-lavoro, studenti che lì vanno per sperimentare la cultura e capire se quello può essere il loro futuro professionale. 

Il segretario Barrera ci ha dato anche qualche anticipazione su quella che sarà l’offerta culturale del MAXXI aquilano: «Si sta lavorando con cinque grandi artisti italiani perché realizzino opere specifiche per andare a Palazzo Ardinghelli. Presteranno la loro opera gratuitamente come impegno civile. Gli aquilani e gli italiani in generale hanno l’opportunità di godere di ciò che hanno ereditato, ma oltre a custodire e valorizzare ciò che si ha, bisogna anche produrre qualcosa da lasciare. In più abbiamo ritenuto doveroso chiedere a cinque artisti russi di affiancarsi agli italiani, realizzando anche loro delle opere». 

Ma Palazzo Ardinghelli sarà anche il luogo del racconto della ricostruzione dei luoghi colpiti dal terremoto: Paolo Pellegrin, reporter di guerra e uno dei più famosi fotografi italiani, si misurerà con la rigenerazione di questo territorio. «La nostra idea di Museo è questa - ha concluso Barrera -: c’è una realtà e un tema, come li interpretiamo? A Roma abbiamo messo insieme artisti e scienziati: aerospazio e INFN, due realtà che sono anche molto aquilane, e Maxxi. Ci siamo chiesti come riportare anche all’Aquila questa esperienza per ragionare su come la realtà stia cambiando. L'Aquila è una città bellissima, a cui non serve un museo con soltanto dei bei quadri, ma uno spazio in cui si produca cultura, innovazione e contaminazione».

Ma la vera scommessa, che non appartiene soltanto al MAXXI, è trascinare gli italiani a vivere la cultura. Portare un museo come questo in un centro storico come quello aquilano è la strada giusta e in questa città lo è ancora di più per ricreare quella affezione nei confronti di luoghi che sono sempre stati familiari e quotidiani ma che in questi 9 anni si è un po’ persa.