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E’ morto Sergio Marchionne, il manager che amava il suo Abruzzo

Dei suoi corregionali, Marchionne diceva: “Non ho mai visto un abruzzese arrendersi”

di Marcella Pace

Un uomo che sarà impossibile dimenticare e che sicuramente ha lasciato la sua impronta nella storia”. Così Confindustria Chieti Pescara parla di Sergio Marchionne, l’abruzzese, manager per 14 anni della Fiat, che si è spento nella clinica universitaria di Zurigo. Dopo l’intervento alla spalla destra dello scorso 27 giugno, le sue condizioni sono improvvisamente precipitate, portandolo prima a un coma irreversibile e poi alla morte.

Figlio di un maresciallo dei Carbinieri, Marchionne, nato a Chieti 66 anni fa, è stato, dicono da Confindustria, “uno dei più valenti manager contemporanei dalle eccezionali capacità umane e professionali. E proprio grazie a queste capacità, Marchionne ha saputo riposizionare il gruppo FIAT verso l'alto, ha individuato nelle produzioni il cuore della nuova missione produttiva e insieme il senso stesso del radicamento in Italia. Un uomo che ha dimostrato una leadership visionaria e che ha avuto il coraggio di rompere con una Confindustria ritenuta allora incapace di leggere il cambiamento”.

Del suo Abruzzo il manager, in un articolo del 2013, scritto per Il Centro, disse: Non ho mai visto un abruzzese arrendersi. Non l’ho mai visto aspettare che arrivasse un salvatore da chissà dove a regalargli un domani migliore. Gli abruzzesi cadono e si rialzano da soli, non perdono tempo a lamentarsi, ma fanno, producono, ricostruiscono. Credo che questo sia l’atteggiamento di cui ha bisogno l’Italia oggi”.

Nella nostra regione i parenti più prossimi della famiglia d’origine vivono a Cugnoli, il cui sindaco Lanfranco Chiola ha affermato: «Questo è un giorno di tristezza assoluta perché, a prescindere da quello che Sergio Marchionne ha fatto come manager, mancherà tanto anche e soprattutto l'uomo che non ha mai dimenticato le sue origini. La comunità risentirà della sua scomparsa».

Cordoglio è stato espresso anche dal sindaco di Chieti, Umberto Di Primio: «Un grande dolore appartiene oggi a tutta la comunità teatina. Chieti piange la scomparsa di uno dei suoi figli più illustri, uno straordinario manager, un condottiero di impresa che è stato capace di sollevare le sorti della Fiat, trasformandola da azienda in crisi, carente della capacità di confronto con il mercato globale, a partner ufficiale di importanti imprese e casa di produzione automobilistica tra le prime al mondo. La comunità abruzzese – ha proseguito il sindaco – non piange, però, solo il grande manager, ma anche l’uomo dal profilo umano assolutamente fuori dal comune, di cui sono stato diretto testimone. Quando nella mia esperienza da primo cittadino ho avuto modo di incontrarlo, ho trovato una persona che subito mi ha aperto le porte al dialogo per confrontarsi su Chieti, città amata da entrambi. La nostra è stata una comunicazione schietta, priva di quella retorica che spesso caratterizza gli ambienti istituzionali. In un momento in cui in molti si soffermeranno a ricordarne le grandi capacità manageriali mi piace invece esaltare questo straordinario aspetto di umanità legato alla figura di Sergio Marchionne».

«Ho pregato con tutta la mia forza di credente che Sergio Marchionne potesse superare la sfida più importante della sua vita – ha affermato il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso -. Dio ha voluto diversamente e io, insieme a tutto l'Abruzzo, piango uno dei figli migliori di questa regione. Egli non ha mai dimenticato le sue origini e ha utilizzato la sua tenacia di abruzzese per costruire un sogno. Ha saputo essere un valore aggiunto, proprio lui che era solito dire: alla fine di ogni giorno bisogna chiedersi se siamo stati in grado di fare la differenza, migliorando il mondo in cui ci troviamo. Ringrazio Sergio Marchionne per aver portato la tenacia della sua abruzzesità nel mondo. Alla famiglia - ha chiosato il senatore - porgo le più sentite condoglianze mie e dell'Abruzzo tutto, che da oggi ha un nume in più nell'Olimpo dei Grandi».



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