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Coldiretti: crollo delle vendite nei paesi post sisma

Sul palco del Villaggio contadino di Roma, la testimonanzia di Pietropaolo Martinelli, produttore del pecorino di Farindola

A cura della redazione

Punta alla valorizzazione delle produzioni di nicchia il rilancio dopo il terremoto del 2017. E’ quanto emerso domenica mattina a Roma nell’ambito dell’apertura del più grande mercato degli agricoltori, dei pastori e degli allevatori terremotati di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo al Villaggio di Coldiretti al Circo Massimo per fare il bilancio a due anni dalle scosse che hanno inciso fortemente sull’economia agricola di gran parte del Centro Italia. Nei paesi svuotati e con il turismo in lenta ripresa si registra ancora un crollo del 70% delle vendite che sta soffocando l’economia locale, a partire dagli agricoltori e gli allevatori che sono rimasti nonostante le difficoltà. E le aziende abruzzesi erano tantissime, arrivate da tutto Abruzzo con particolare riferimento alle zone colpite dal sisma.  “In Abruzzo siamo ancora lontani dal ritorno alla normalità – dice Coldiretti Abruzzo – il turismo nelle zone colpite dal terremoto stenta a ripartire, mentre si scontano i ritardi della ricostruzione. Il risultato è il crollo delle vendite dei prodotti locali che gli agricoltori, a prezzo di mille difficoltà, sono comunque riusciti a salvare dalla macerie garantendo la continuità produttiva e, con essa, una speranza di ripresa in un territorio a prevalente economia agricola”. Stentano a ripartire ancora tantissime aziende e altrettanti allevamenti da cui si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo. Lenta è inoltre la ripresa per i 42 agriturismi che operano nel cratere sismico.  

Ancora tante difficoltà quindi, ma anche tanta voglia di ricominciare. E a testimoniare la voglia di ripresa nonostante le tantissime avversità e le conseguenze del terremoto, sul palco del Villaggio contadino di Roma è stato proprio un produttore abruzzese: Pietropaolo Martinelli, 39 anni, titolare dell’omonima azienda che produce il pregiato Pecorino di Farindola. “Ricordo come fosse ieri il giorno in cui sono crollate le stalle dell’azienda uccidendo 400 capi tra agnelli e ovini in lattazione – ha raccontato il giovane produttore di Farindola – mi dissi che era tutto finito, non vedevo prospettive per il futuro. Ma poi, grazie al sostegno e alla richiesta della famiglia e dei miei 15 dipendenti che, con la chiusura dell’azienda, avrebbero perso il lavoro, ho deciso di rimboccarmi le maniche e continuare quel sogno intrapreso 15 anni prima. Da allora sono passati quasi due anni e non mancano le difficoltà – ha aggiunto – non tutto è stato ricostruito, ma abbiamo ancora la stessa volontà di rinascita e ci impegniamo ogni giorno per andare avanti con ottimismo e prospettive di futuro anche grazie alle opportunità collegate alla vendita diretta che, nei mercati di Campagna Amica ci permette di raccontare la nostra storia”.

Una volontà di ferro che garantisce la speranza di futuro per una eccellenza che merita di essere valorizzata e tutelata.  “Il pecorino di Farindola risale all’epoca romana e viene citato in numeri testi storici –  dice Coldiretti Abruzzo - Realizzato in quantità limitata, è l’unico realizzato con caglio suino e, per tradizione, nel corso del processo produttivo deve essere maneggiato soltanto da mani femminili da cui soprannome di “pecorino delle donne”. La tutela e la valorizzazione di produzioni di eccellenza come questa, che rischiano di scomparire, è un modo per contribuire alla ripresa dell’economia di alcune zone colpite dal sisma”.  

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